STOP AL MES!
FERMIAMO L’APPROVAZIONE E LA RATIFICA DEL MES, MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ.
di Paolo Maddalena, Presidente Emerito della Corte Costituzionale
Articolo del 13 marzo 2020, tratto da attuarelacostituzione.it
Dopo le parole rassicuranti e amichevoli di Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione europea, Christine Lagarde ha mostrato ieri il vero volto dell’Europa.
Sembra proprio che l’Europa conosca soltanto il sistema economico predatorio neoliberista e non abbia la minima idea che il sistema economico conforme alla natura che è quello keynesiano.
Christine Lagarde ha affermato che nessun aiuto potrà venire dalla BCE ai paesi in difficoltà per il coronavirus e dopo che il nostro Presidente della Repubblica, con parole ferme e adeguate, ha sottolineato che in momenti come questi ci sia aspetta solidarietà, la stessa Lagarde ha concesso un aumento di liquidità dell’euro, naturalmente a debito.
Resta dunque forte la necessità di opporsi a questo sistema che non esitiamo a definire “mortale” e riproponiamo a tutti di firmare la petizione alle Camere CONTRO L’APPROVAZIONE E LA RATIFICA DEL MES, MECCANISMO EUROPEO DI STABILITA’ (il quale renderebbe definitivo questo sistema oppressivo degli Stati deboli).
Di seguito il testo della petizione:
Il MES nacque da un Trattato intergovernativo il 2 febbraio 2012, quando ci si accorse che la disposizione dell’articolo 123 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (Trattato di Lisbona), secondo il quale: “è vietato agli Stati membri e alla BCE di salvare Stati Europei in difficoltà”, aveva prodotto effetti negativi per l’intera zona euro. Un motivo, dunque, egoistico, secondo lo stile neoliberista e non solidaristico, che ispira da tempo l’azione dell’UE. Si pensò di dare a detto Trattato intergovernativo anche l’appoggio dell’Unione, ma senza trattarlo come facente parte del “diritto europeo”, con una aggiunta all’art. 136 del Trattato di Lisbona, del seguente tenore: “Gli Stati membri la cui moneta è l’euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme”. Insomma a favore degli Stati forti e dei poteri forti.
Nostro compito è stabilire se l’attuale “revisione “del Trattato intergovernativo giovi o non all’Italia.
Prescindendo dalla storia, ben nota, di questo meccanismo (nascita nel 2012, proposta di “Regolamento” nel 2017 da parte della Commissione per far entrare detto Trattato nel “diritto Europeo, fallimento di questo tentativo e convergenza verso una semplice “revisione” del MES) , ciò che oggi ci interessa è lo stato della discussione e la risposta che noi dobbiamo dare.
In proposito è da ricordare che Camera e Senato, il 19 giugno 2019, hanno invitato il governo a “non approvare modifiche che prevedano condizionalità che finiscano per penalizzare quegli Stati membri che più hanno bisogno di riforme strutturali e di sospendere ogni determinazione definitiva finché il Parlamento non si sia pronunciato, e, in particolare, di opporsi ad assetti normativi che finiscano di costringere alcuni Paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti e automatici”. E’ da sottolineare, inoltre che il Presidente del Consiglio Conte ha dichiarato che l’Italia “non può concedere sul fronte del MES senza ottenere anche sugli altri fronti”.
Il grosso pericolo sta nel fatto che questa “revisione” si inserisce in un processo di “decomposizione” del “Diritto vigente”, facendo in modo che gli stessi strumenti usati per crearlo (le leggi dei Parlamenti), provvedano ora a distruggerlo con l’approvazione di leggi evidentemente incostituzionali. La istituzione del MES si pone chiaramente in questa direzione, soprattutto perché prevede la “immunità” penale, civile e amministrativa dei suoi componenti. Il Diritto non può ammettere immunità, poiché il suo cardine è “l’eguaglianza economica e sociale” di tutti i cittadini. Eliminato questo cardine, i poteri forti faranno in modo che essi siano al di sopra del Diritto, siano effettivamente “Sovrani”. E, una volta distrutta la “sovranità” degli Stati, nessuno potrà contrastarli. Saranno essi “la legge vivente”, che impone ai sudditi la propria volontà. E non può sottacersi che la politica seguita dall’Unione Europea, insieme con il Fondo Monetario Internazionale, va proprio in questa direzione, avvantaggiando i forti sui deboli e gli Stati forti sugli Stati deboli, come nel caso in esame.
Questa finalità distruttrice dell’eguaglianza, e quindi della stessa civiltà, è dimostrata anche dal fatto che la istituzione del MES prevede due linee di credito, che vanno proprio nella direzione sopra indicata:
“assistenza finanziaria precauzionale”, riguardanti i Paesi (forti) con situazione finanziaria solida e con un debito sostenibile”, assistenza che si concede a seguito di una “lettera di intenti”;
“concessione di credito soggetto a condizioni rafforzate” (tra i quali rientrerebbe l’Italia), da concedere mediante un ”memorandum di intesa”, secondo criteri da stabilirsi da parte del MES e della Commissione Europea.
Il Ministro dello sviluppo economico Patuanelli, palesando convincimenti neoliberisti, si è sbracciato nel far ritenere che il “testo non presenta profili critici per l’Italia” e che sarebbe opportuno concentrare l’attenzione su altri aspetti del citato pacchetto, e in particolare sull’introduzione di una “garanzia comune” dei depositi e sulle sue condizioni, che non devono essere penalizzanti per l’Italia. Si tratta in particolare della “garanzia comune” (back stop) al “Fondo di risoluzione unico delle banche”, sotto forma di una linea di credito rotativo. Tale “garanzia comune” (back stop) dovrebbe “sostituire” “l’attuale strumento di ricapitalizzazione diretta” delle istituzioni finanziarie. Si tratterebbe di una soluzione che anticiperebbe il completamento “dell’Unione bancaria” (che, secondo noi) metterebbe la nostra finanza interamente nelle mani dei Paesi forti, togliendoci ulteriori spazi di sovranità). Infine, secondo il Ministro Gualtieri il testo revisionato escluderebbe che il MES si occupi di “politica economica” dei Paesi membri (invece è vero il contrario).
Quello che è certo è che il Parlamento ci ha visto bene e che il Governo dimostra la sua debolezza nei confronti dell’Europa.
Restando sul piano del sistema economico vigente, dunque, il MES è da respingere, poiché, entrando noi nella seconda “linea di credito”, aumentiamo il nostro “debito”, e, quindi, le conseguenti “privatizzazioni “ e “svendite” del “patrimonio pubblico”, il quale costituisce un “elemento strutturale” della “essenza”dello “Stato comunità” e della “sovranità” del Popolo.
Si pensi, ad esempio, che l’attuale Sistema economico dà via libera a Società di investimenti come la Black Rock, la quale ha un patrimonio di 6000 miliardi di euro e dispone di un sistema di analisi, detto ALADDIN, capace di effettuare 200 milioni di calcoli in una settimana, per valutare i dati economici finanziari, ed è capace di calcolare ogni secondo il valore di azioni, di valute estere, di titoli di credito, in miliardi di portafogli di investimento. In questo modo le sue “scommesse vanno a colpo sicuro” e non corrono alcun rischio. Detta Società è l’esempio più calzante della “dannosità” dell’attuale sistema economico predatorio neoliberista”, il quale dà la possibilità ai più potenti, non di produrre beni, ma di “rastrellare” i beni esistenti, senza compiere nessun lavoro, anzi provocando la perdita di lavoro a migliaia e migliaia di lavoratori onesti. Questo è intollerabile e tale sistema va eliminato. Non è una impresa facile, ma possibile. E votare contro il MES significa cominciare a prendere coscienza di questo globale e angoscioso problema.
Dobbiamo avvertire subito, tuttavia, che l’attuale “sistema economico predatorio neoliberista”, che dà così tanto spazio alla “speculazione”, è contro la nostra Costituzione e che tutte le leggi che sono state emanate in suo favore, vanno portate alla Corte costituzionale per il loro annullamento, facendo valere il “potere negativo del Popolo sovrano”, del quale, come è noto, parlava Dossetti, uno dei più influenti Padri Costituenti.
Il MES, al’incontrario, dà un forte impulso alla realizzazione del “sistema economico predatorio e speculativo”, voluto dal “pensiero neoliberista”, il cui fine ultimo è la distruzione del “patrimonio pubblico” e la “privatizzazione” di tutto, in modo che venga distrutta la “Comunità politica e l’uomo diventi uno “schiavo” dei poteri forti.
A differenza del “pensiero Keynesiano” e del relativo “sistema economico produttivo”, che segue la “Natura” e la “solidarietà”, predicando la distribuzione della ricchezza alla base della piramide sociale, nonché l’intervento dello Stato (cioè di tutti i lavoratori) nell’economia, il pensiero “neoliberista vuole la ricchezza nelle mani di pochi, tra questi una forte “concorrenza” e “vieta l’intervento dello Stato nell’economia”, lasciando peraltro campo libero alla “speculazione” . Suo erroneo presupposto, come ha lucidamente posto in evidenza Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato sì”, è “lo sviluppo illimitato”, in base al quale si giustificherebbe il “consumismo”, cioè il fatto che i beni prodotti devono continuamente essere “consumati” (prescindendo dal fatto che le risorse sono limitate), per rendere “continua” “l’accumulazione del danaro”, eretto come fine ultimo del mercato generale, libero e globalizzato. Dunque, tutto nel mercato. Ma il mercato non ci concepisce come “persone”, ma unicamente come “consumatori” e “produttori”, incatenati in quel circolo vizioso senza via d’uscita, dove se non si consuma non si produce e si crea disoccupazione. Quindi siamo invitati a un “consumo forzato” dove il consumo non è la fine di un prodotto”, ma “il suo fine”. Insomma ogni prodotto ha in sé il dispositivo della propria “autodistruzione” per non interrompere la “circolarità consumo-produzione” che è essenziale al mercato. L’effetto è stato quello di erigere il “mercato a legge universale degli scambi”, che ha avuto come conseguenza che il “danaro”, da “mezzo” per soddisfare i bisogni e produrre i beni, è diventato “il fine ultimo”, per conseguire il quale, si vedrà di volta in volta se soddisfare i bisogni e in che misura produrre i beni e mantenere l’occupazione. Si è verificata una “eterogenesi dei fini”. E noi che oltre il mercato abbiamo anche i “diritti umani”, facciamo prevalere il primo sui secondi. Così le nostre società vanno in rovina (questo è l’avviso di Umberto Galimberti).
E’ utile, inoltre, tener presente che le caratteristiche del “sistema economico predatorio neoliberista” sono le seguenti:
Sviluppo illimitato, senza tener conto della limitatezza delle risorse.
Il colpo di genio della “finanza creativa” che ha trasformato la “scommessa” in danaro contante, come le cartolarizzazioni e i derivati, affidando la “produzione della moneta” alle “banche” e producendo la “finanziarizzazione” dei mercati.
Assoluta libertà dei mercati.
Conquista delle Istituzioni economiche internazionali e europee.
Liberalizzazioni.
Privatizzazioni.
Svendite.
Concessioni di servizi pubblici essenziali e fonti di energia.
Delocalizzazioni di imprese.
Licenziamento di operai.
Aumento del debito pubblico.
Diminuzione delle spese.
Rallentamento della circolazione monetaria.
Austerity.
Moneta presa a prestito.
Perdita della sovranità monetaria.
Perdita del patrimonio pubblico.
Distruzione dello Stato comunità.
Si deve sottolineare, tuttavia, che il “sistema economico predatorio neoliberista”, affermatosi in periodo di crescita economica, adesso, in fase di decrescita, mostra tutti i suoi difetti, ponendo in luce tutta la sua potenza distruttiva. L’esperienza che i vari Stati Europei stanno vivendo nella difficile lotta contro il contagio del corona virus dimostra quanto danno abbia apportato ai Paesi economicamente meno forti, questo “sistema economico”, foriero di tante disuguaglianze e egoismi, in contrasto evidente con i principi di solidarietà, dei quali pure parlano, ma inutilmente, i Trattati Europei.
Nei confronti dell’appena descritto sistema economico vigente, è evidente che Il MES assume la funzione di un “tassello” per mantenere un equilibrio economico finanziario che oramai mostra tutti i suoi limiti, ed è per questo che la guardinga Germania ha già provveduto a stabilire che la sua “esposizione” ai rischi, nell’ambito di questa Istituzione, non potrà andare oltre l’ammontare del suo contributo.
In fondo il MES è una Super banca, che assume anch’esso dei rischi e che finirà di rifarsi sul tracollo dei Paesi più deboli che accedono ai suoi finanziamenti.
D’altro canto, trattandosi in pratica di una banca di investimento, il MES dovrà ricorrere alla “speculazione”, al fatto antigiuridico che danneggia i poveri e avvantaggia i ricchi.
I contratti aleatori (di assicurazione, compravendita di cosa futura, rendita vitalizia, giuoco, scommessa) sono tutelati, se e in quanto non producono effetti verso terzi, e non come i contratti di cartolarizzazione o di derivati che producono gravi effetti su cittadini inconsapevoli. Né si dimentichi che Il Bail in e la direttiva Bolkestein vanno proprio in questa direzione.
Firmare il Trattato di revisione del MES significa restare nell’ambito di questa insano sistema economico predatorio neoliberista. Dunque non bisogna assolutamente firmarlo.
Quello che ci sentiamo di chiedere alle Camere è una inversione di rotta su questo tema: anziché insistere nell’elaborazione del dannoso sistema economico predatorio neoliberista, esse dovrebbero agire per smontarlo pezzo per pezzo, votando leggi che contraddicano tutte le caratteristiche di questo insano sistema, che sopra abbiano elencate.
Pregiudiziale, a nostro avviso, è dare una ”definizione costituzionalmente orientata” del concetto di “proprietà privata”, di cui all’ormai obsoleto e giuridicamente scorretto art. 832 del codice civile, interpretandolo in modo conforme all’art. 42, comma 2, Cost., secondo il quale “la proprietà privata” “è riconosciuta e garantita dalla legge”, “allo scopo di assicurarne la funzione sociale”, e all’art. 41 Cost., secondo il quale le negoziazioni “non possono svolgersi contro l’utilità sociale o in modo da recare danno alla libertà, alla sicurezza, alla dignità umana”. Si tratta di norme precettive e imperative, che consentono l’annullamento dei contratti contrari all’utilità pubblica, ai sensi dell’art. 1418 del codice civile. Un disegno di legge in tal senso è stato presentato al Senato dalla Senatrice Paola Nugnes e altri e una analoga proposta è stata presentata alla Camera dall’On. Stefano Fassina.
Paolo Maddalena
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